Anche se alcune pubblicità hanno cercato di ritrarre le tecnologie della televisione via cavo e dei video in mobilità come capaci di riunire la famiglia per esperienze mediali condivise, il più delle volte mostrano i suoi componenti assorbiti da schermi individualizzati, anche se guardati nella stessa stanza. Lo spettatore di oggi, che può essere definito mobile, può scegliere di vedere qualcosa durante il tragitto in metropolitana, l’allenamento in palestra, la pausa caffè o i lavori domestici pomeridiani. I film di oggi si rivolgono ad uno spettatore attivo e partecipativo e le nuove tecnologie sembrano essere una forma di liberazione: l’utente ha la possibilità di interagire con il testo, modificandolo o quantomeno vivendolo in maniera attiva nel corso del processo di significazione. Effettivamente le modalità tradizionali di produzione cinematografica, basate sul guardare i film passivamente su un grande schermo, non sono più molto pertinenti: invece gli spettatori intervengono su un processo che implica dallo scegliere quando e dove guardare un film a quale piattaforma usare. Gli spettatori diventano, in sostanza, protagonisti che plasmano attivamente le loro esperienze di visione.
I servizi streaming come Netflix pubblicizzano in termini di mobilità, ma i loro cataloghi streaming spesso non comprendono i titoli più recenti, mentre gli utenti che ricorrono ai servizi video On Demand sono spesso limitati dalle finestre, o dalle cornici temporali, in cui i film e i programmi TV sono disponibili. Perciò, anche se gli spettatori dei film hollywoodiani possono sperimentare nuove forme di mobilità, lo fanno a costo di sottoporsi e nuove forme di sorveglianza che contribuiscono a modelli di marketing più individualizzati. Per tali motivi, è cruciale considerare in che modo i processi mutevoli della distribuzione digitale abbiano modificato anche le pratiche commerciali delle industrie del cinema e della televisione. Con il diffondersi della distribuzione digitale si è diffuso anche il potenziale utopico di liberazione degli spettatori dallo schermo domestico e dagli orari di programmazione, espandendo ulteriormente il potenziale di Time shifting del videoregistratore: questa mobilità può contribuire a definire una crescente informalità associata alla fruizione cinematografica. Si può azzardare dicendo che, ormai, gli spettatori trattano i film come qualcosa da prendere adesso e mollare più tardi. Questo atteggiamento sembra valere per l’abbonato annoiato di Netflix che scorre un menù di titoli, allo stesso modo in cui gli spettatori del passato potevano saltare liberamente da un canale all’altro con il telecomando di un televisore.